Siamo di fronte, da più anni, ad un unico disegno “sovranista” sintetizzato ultimamente dall’esplicito slogan PRIMA GLI ITALIANI ad opera di ampi fronti della destra conservatrice e reazionaria italiana. La differenza con il clima culturale precedente, in cui la sinistra operava in modo più implicito e meno urlato, sta solo, appunto, nell’esplicitazione e nello sdoganamento di alcuni pensieri che a “sinistra” erano inconfessabili. Liberismo e conservatorismo da una parte, liberismo e conservatorismo dall’altra: qual è quindi la differenza ?
La differenza sta nella comunicazione pubblica, nei messaggi veicolati dai mass-media e dalle cosiddette “foglie di fico” che piacciono tanto alla sinistra cosiddetta radical-chic: aiutiamoli a casa loro, i flussi vanno governati, l’inclusione per piccoli gruppi per non creare ghetti. Si tratta di concetti sulla carta condivisibili ma che nascondevano e nascondo, un retroterra, appunto, inconfessabile per la “sinistra”. Il pensiero sottostante è che NON C’E’ SPAZIO PER TUTTI. Il benessere raggiunto non si può contrattare: non si è capito che la redistribuzione dei redditi già da tempo non avviene dalle rendite finanziarie ed immobiliari (ovviamente a braccetto tra loro) di pochi al resto della popolazione ovvero circa il 90% . Con diverse foglie di fico la sinistra, fino ad ora ha fatto passare le leggi più infami sulla scuola-azienda, creando di fatto, con la cosiddetta autonomia, percorsi di seria A e di serie B e C, sul lavoro e anche sull’immigrazione. Da una parte si toglieva dall’altra si reintroduceva, a piccole dosi, fantasmi di redistribuzione del reddito, di lotta alle rendite, di inclusione sociale. Palliativi molto “intellettuali” e sulla carta bellissimi se non fosse che i dati sugli investimenti che avrebbero dovuto supportarli erano sconfortanti: una lotta contro i mulini a vento! Ma è evidente che con un travaso di voti e l’astensionismo la “sinistra” (con virgolette gigantesche) ha abdicato verso politiche più esplicite che sedavano le sue paure di “borghese piccolo piccolo”. Oggi il reale disegno che sta dietro il movimento sovranista, legalitario e giustizialista, non è altro che una continuazione visto che il modello SPRAR, seppure ottimo era appunto un modello, un esperimento, con poche risorse che avrebbe dovuto aprire la strada ad investimenti più grossi realmente efficaci. Meglio di niente, molto di più si potrebbe fare ! queste erano le parole d’ordine strombazzate da Renzi ma erano gli stessi concetti dei governi di sinistra precedenti. Poi il meccanismo dei subappalti, lo scambio di voti con al centro le cooperative sociali e di lavoro conniventi con pezzi delle istituzioni e della politica nonché mafia capitale hanno fatto il resto. Mentre si proponeva il modello SPRAR contemporaneamente di bloccavano i flussi e si facevano accordi con la Libia e oggi col Niger. Molto spesso gli investimenti della cosiddetta sinistra sono solo una FOGLIA DI FICO per tenere buoni i benpensanti e per poter dire “si potrebbe e si dovrebbe fare di più…ma intanto facciamo qualcosa”. Oggi tutto è sdoganato e si rincara la dose: il messaggio che Salvini sta facendo passare è che il “vero” volontariato è quello non retribuito che sovrasta in modo assordante il concetto di “professionalità”: peraltro già utilizzato in modo più “intellettualmente” distorto e strumentalizzato dai decreti che impongono dall’alto il requisito di determinate competenze. Quindi occorre concentrarsi su quest’idea del volontario o operatore sociale che dovrebbero essere dei santi, mossi giustamente da fini altruistici talmente forti da indurlo a prestare la propria opera a tempo pieno: quindi persone che vivono di rendita e possono dedicarsi a questo. Nella realtà questo è possibile per un giovane senza lavoro che vive ancora in famiglia oppure per chi ha perso il lavoro ma non ha problemi di sostentamento, oppure tra i pensionati. Il reale disegno sottostante ma chiaramente esplicitato e urlato è invece quello ridurre i fondi in modo che possano operare queste tipologie di volontari cui si uniscono quelli che forzatamente vi si possono dedicare nei ritagli di tempo; ma questo altro non è che UN TAGLIO AI FONDI PER L’ASSISTENZA E LE ATTIVITA’ PER L’INCLUSIONE E LIMITARLI A TUTTI I SERVIZI DESTINATI AGLI ITALIANI “DOC”. Dalle pastoie burocratiche del caso dei bambini figli di immigrati a Lodi, le esclusioni di alcune figure di immigrati meritevoli di asilo e assistenza, ai sussidi alle famiglie che vogliono “riprodursi italianamente” (sussidi per il secondo figlio, terzo, ecc.), il taglio drastico ai fondi SPRAR, sono tutti segnali di chiusura dentro i propri confini. Parallelamente, però, visto che l’Italia invecchia e i giovani “italiani DOC” vanno giustamente all’estero a trovare lavori ben retribuiti o semplicemente per lavorare ed alcune tipologie sottopagate e pesanti sono sempre più richieste, in questo modo si incrementano ad arte i percorsi cosiddetti “illegali” dell’immigrazione proprio per avere manodopera a basso costo, ricattabile e invisibile.