
Nelle giornate tra il 19 e il 21 maggio scorso abbiamo avuto l’opportunità di conoscere un po’ più da vicino uno spaccato della realtà scolastica francese ed in particolare quella del comune di Saint-Louis, 20mila abitanti nell’alta valle del Reno, operante in un territorio ad alta densità operaia, in un crocevia di confini che vede Germania, Svizzera e Francia entrambi a poche centinaia di metri l’una dall’altra. Veladream di Agropoli, società di charter nautico e scuola vela nel cuore del Cilento, già impegnata da anni in progetti con le scuole del territorio questa volta si è aperta una strada anche a collaborazioni con sistemi scolastici di altri paesi che come vedremo sono parecchio più avanti di noi in termini di inclusione sociale più che altro perché giocano d’anticipo secondo il principio che prevenire è meglio (e meno costoso) rispetto a curare. Due classi con i relativi accompagnatori, due professori, due educatori e un supervisore degli studenti, hanno partecipato ad un progetto per l’inclusione e contro la dispersione scolastica che le ha viste protagoniste di una navigazione di due giorni in barca a vela nel Cilento, tra Agropoli e Acciaroli. La vela, come ”laboratorio” sociale, ha messo in moto dinamiche relazionali tra ragazzi e tra ragazzi e adulti sulle quali si è potuto riflettere durante la navigazione e sulle quali si rifletterà a lungo anche nei giorni successivi, analizzando tutto ciò che è avvenuto durante la navigazione ma anche nella vita quotidiana in un ambiente ”instabile” per definizione. L’uscita dall’area di ”comfort” proprio per agevolare una più libera espressione di tali dinamiche, era l’obiettivo implicito del progetto. Il gruppo dei ragazzi ha rappresentato uno spaccato dell’istituto scolastico di provenienza dove tra le maggiori criticità vi sono la convivenza di 34 etnie differenti ed una forte assenza, o anche solo carenza, della presenza in ambito famigliare delle figure genitoriali, impegnate spesso entrambe in un lavoro transfrontaliero fagocitante. A queste problematiche si sommano quelle tipiche di una realtà industriale e post-industriale in evoluzione con sacche di lavoro precario, differenze salariali notevoli tra lavoratori francesi e francesi ”transfrontalieri”. I processi di trasformazione post-industriale, infatti, hanno portato anche a Saint-Louis ad un aumento della disoccupazione e ad un intensificazione degli spostamenti della manodopera che si sono tradotti in un pendolarismo sempre più accentuato con i due ricchi paesi confinanti. Ciò ha portato ad un tasso di disoccupazione, relativamente basso ma pur sempre in costante crescita dall’inizio della crisi in cui era al 5% all’attuale 7,7% pur in presenza di un tasso di attività che supera ampiamente l’80% della popolazione in età lavorativa dovuta anche ad una demografia favorevole che vede la presenza di pensionati notevolmente minoritaria rispetto al resto della Francia (13,7% contro oltre il 18%). Il tasso di ”pendolarismo” coinvolge quasi il 60% della popolazione attratta dagli alti stipendi della vicinissima Germania o dell’altrettanto vicina Svizzera dove ha sede a pochi chilometri, , solo per fare un esempio la multinazionale del farmaco, Novartis. Quindi sebbene la situazione economica e lavorativa sia notevolmente più densa di opportunità, rispetto ad un qualsiasi comune dell’Italia, eccezion fatta per alcune realtà del nord nel triangolo industriale o nel triveneto, le ripercussioni sul piano sociale sono sempre tenute sotto controllo da un sistema nazionale di sostegno dell’inclusione che in collaborazione con le autorità locali della regione Alsazia effettua degli interventi costanti nei quartieri e nelle scuole di inclusione sociale e di contrasto all’abbandono scolastico. Questi interventi si avvalgono di un’organizzazione, pianificata a livello centrale, che si basa sulla REP (Rete di educazione prioritaria) fondata su quattro parametri correlati alla ”riuscita scolastica” tra i quali ne figura uno, ZUS (zone urbane sensibili) che tiene d’occhio a sua volta alcune variabili ”a rischio” caratteristiche di uno specifico territorio, di cui fa parte appunto anche Saint-Louis. Come si evince anche dalle interviste, gli interventi di inclusione operati dal piano nazionale e attuanti dalle autorità locali tengono conto appunto della variabile territoriale socio-economica in base alla quale la Francia si sta polarizzando tra aree di serie A e di serie B, quartieri-ghetto o dormitorio con alta presenza di altre etnie frutto di immigrazione di seconda o terza generazione : il ricordo delle rivolte delle ”banlieue” del 2005 è dietro l’angolo e il tentativo è quindi quello di evitare il ripetersi di fenomeni di guerriglia urbana contro le quali tuttavia, l’apparato repressivo, è sempre più pronto ed aggressivamente attrezzato. Le altre variabili prese in considerazione sono, il tasso di presenza di categorie socio-professionali svantaggiate, tasso di studenti che usufruiscono di borse di studio, numero di ”bocciature”. I primi tre criteri sono legati quindi al livello di reddito famigliare e sulla base di questi le scuole rientranti nella rete REP usufruiscono di un migliore rapporto numero studenti-numero professori, sostegno specifico prima che le problematiche del singolo studente risultino conclamate, interventi progettuali finanziati sia per l’orientamento lavorativo e l’interdisciplinarità sia per l’alloggio di ”prossimità”. Nelle REP inoltre vengono elargiti degli incentivi salariali ai professori per fidelizzarli maggiormente al territorio ed agevolare il lavoro in squadra anche con l’ausilio di una figura che in Italia potrebbe assomigliare all’insegnante di potenziamento ma che a differenza di questo non rappresenta una figura ”tappa-buchi” o un pro-forma svuotato, paradossalmente, di ”potere” : questa figura si occupa del benessere organizzativo dal punto di vista degli studenti, della loro sicurezza, ovviamente non in termini polizieschi ma sul piano del clima collaborativo. In aggiunta alle quasi 1100 REP si aggiungono quelle definitive REP+ ovvero quelle dove i parametri sopra descritti sono ancora più negativi e necessitano quindi di un intervento suppletivo. In cosa consiste questo intervento ? Nell’esatto opposto di quello che avviene in Italia con le classi pollaio e parallelamente con la promozione facile a tutela dei posti di lavoro : minore carico di lavoro in termini di monte ore settimanale per poter svolgere il proprio lavoro anche in piccoli sottogruppi di studenti, nel quadro di un orario scolastico che arriva, comunque a livello nazionale, fino alle 16:30, un orario che storicamente lascia liberi i ragazzi francesi dai compiti ”a casa” per concentrarsi nel divertimento o lo sport.

Nulla quindi, nella terminologia, che ricordi i concetti di ”merito”, competizione o eccellenza, tanto di moda qui da noi in Italia, senza contare che gli stipendi sono mediamente circa il 20/30% più alti e che il criterio di ingresso nella carriera docente è pressoché invariato da anni, non esistono classifiche di docenti una contro l’altra armate e i concorsi vengono banditi ogni anno.
