W il Re! W Verdi!

W Verdi! il vecchio slogan-parola d’ordine (Vittorio Emanuele Re d’Italia) con cui l’élite in platea di un qualche teatro italico si auto-motivava nel proprio intento di appoggiare, finanziare e difendere la guerra di annessione dei Savoia durante quello che fu definito il Risorgimento Italiano sembra riemergere ma con nuove parole d’ordine o meglio parole-chiave; ebbene nel bel mezzo di un dibattito-contrattazione tra governo e rappresentanze delle Regioni (al momento, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna) che si sta svolgendo nella quasi assoluta indifferenza dei media main-stream e dell’opinione pubblica e che porterà a quella che molti autori definiscono come una SECESSIONE DEI RICCHI (vd. libro del costituzionalista Massimo Villone, Italia divisa e diseguale) ed attuare un vero e proprio inganno (vd. articolo di Gianfranco Viesti) ad opera delle regioni ricche, la cosiddetta ”Famiglia Reale” lancia un APPELLO sibillino riguardo un proprio fantomatico rientro in Italia. Si tratta ovviamente di un video folkloristico e avvilente nel 2019 ma visto il percorso sociale italiano e il clima politico attuale e quello che si paventa per l’immediato futuro è interessante evidenziare alcune parole-chiave: innanzitutto la famiglia reale è scritta anteponendo i due capolettera con le lettere maiuscole come se fosse un’entità statuale istituzionalizzata ed ufficializzata. Poi nel discorso compaiono alcune parole chiave come TRANQUILLITA’ ovvero in analogia a quella pace sociale invocata dalla gente ”per bene” negli anni venti precursori del fascismo che in qualche modo la garantirono con varie forme repressive ma a fronte di conclamati sommovimenti popolari e proletari. Al momento nessuna goccia rischia di fare traboccare il vaso come in Cile, Hong-Kong, Egitto o la Francia dei gilet gialli più vicini a noi, quindi a quale scopo rispondere ad una presunta richiesta di tranquillità. Compare poi il concetto di ELEGANZA che dalle parole di un nobile suona quanto mai coerente e convincente ma in una società laica potrebbe facilmente accostarsi al concetto di DECORO (anche urbano), compostezza, necessità di ”abbassare i toni”, ecc. ecc. Poi immancabile è il senso del DOVERE quindi ancora una volta il richiamo alla legalità perché l’obbligo nasce prima di tutto sulla spinta di una norma: non compaiono quindi parole chiave alternative riferite alla classe dirigente che imporrebbero un riferimento il ”dovere di perseguire una giustizia e uguaglianza sociale” ma nemmeno concetti quali FELICITA’, BENESSERE, DIGNITA’ da declinare in termini di dignità del lavoro e di qualità della vita…per ognuno. Quindi emergono indicazioni e rassicurazioni dall’alto di una fonte attendibile e credibile sui temi della legalità, della pace sociale e infine del decoro che secondo il senso comune è ”buona educazione”. Visto l’arrivo imminente di un regime compiutamente xenofobo, omofobo, giustizialista, fondato sul sacro trinomio DIO-PATRIA-FAMIGLIA un appello monarchico fintamente rassicurante in luogo di uno che più logicamente dovrebbe puntare all’impegno verso una più equa ripartizione delle ricchezze e a maggiori investimenti nella cosa pubblica al posto dei tagli ricorrenti, c’è tutt’altro che essere rassicurati!

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