A 50 anni dalla strage di Stato

La strage di Stato: LINK ALLE INTERVISTE DI RADIO ONDA D’URTO A DANIELE BARBIERI (UNO TRA I NUMEROSI AUTORI DEL LIBRO ”LA STRAGE DI STATO” E LELLO VALITUTTI MILITANTE ANARCHICO

Il 12 dicembre 1969 a Milano, nella Banca dell’Agricoltura di piazza Fontana, alle 16:37 una bomba scoppia. Bilancio: 17 morti (14 sul colpo) 87 feriti di cui alcuni mutilati per sempre. L’Italia all’epoca rappresentava una ”democrazia” sotto tutela USA caratterizzata da un esercizio del potere violento e repressivo ai vari livelli della struttura sociale, dalle fabbriche al sistema scolastico, al potere patriarcale nelle famiglie. Qualcosa però si stava muovendo all’interno di ciascuna di queste dimensioni sociali e in modo a volte molto forte, molto più spesso ”scomodo” per chi si riteneva depositario della rappresentanza del mondo del lavoro ovvero il più grande partito comunista d’Europa dell’epoca, il P.C.I. Questo antagonismo extraparlamentare che si esplicitava anche con manifestazioni di piazza che portavano centinaia di migliaia di persone per strada ogni volta, andava fermato con la paura, con l’insicurezza generata, appunto, dalla bomba. Dal momento dello scoppio fino ai giorni nostri la lista dei depistaggi, delle accuse infondate, delle morti ”oscure” di testimoni che avrebbero potuto parlare o di testimoni mai interrogati è lunghissima e si conclude con sentenze giudiziarie azzoppate. Il disegno ”contro-rivoluzionario” che stava dietro quella serie infinita e ben orchestrata di attentati portati a termine o falliti per pura fatalità era opera dello Stato italiano nella misura in cui il racconto dei ”pezzi dello Stato deviati” o delle ”poche mele marce” perde di credibilità di fronte una regia così complessa e ramificata. Questa fu l’ipotesi che un gruppo consistente di provetti giornalisti d’inchiesta, fino a 50 giovani impegnati in ricerche, pedinamenti, raccolta di dati d’archivio o sul posto anche in incognito, riuscì a dimostrare in soli 6 mesi dallo scoppio della bomba. Pochi furono i mezzi materiali ed economici che sostennero l’impresa e misere furono le donazioni di personaggi della sinistra dell’epoca che potremmo definire ”radical chic” e solo un uomo, invece, si distinse nell’appoggiare in modo consistente, Pier Paolo Pasolini.
Il libro ”La strage di Stato”, ha precisato Daniele Barbieri, uno degli autori in occasione della tappa romana di presentazione del libro presso ‘l’Archivio dei Movimenti, ”ha rappresentato un esempio di inchiesta dal basso, cui hanno contribuito giovani e meno giovani di tutta Europa che hanno fornito dati, notizie e hanno effettuato anche inseguimenti e indagini rischiose anche nei luoghi di riunione dei fascisti”. Alla serata di presentazione ha partecipato anche Lello Valitutti, un anarchico testimone diretto del primo principale depistaggio dello Stato eseguito dal commissario Calabresi nei locali della Questura di Milano ai danni dei primi due capri espiatori creati ad hoc, Giuseppe Pinelli e Pietro Valpreda: lui era lì, nel corridoio accanto la stanze dove accadevano fatti indicibili e ha raccontato dei movimenti all’interno degli uffici e testimoniato delle azioni volte a cambiare la scena del delitto. Secondo l’opinione pubblica che solo dopo un po’ di tempo ha scoperto l’inganno (e forse anche oggi non nella sua totalità) si trattò di un fatale errore o, per i meno ingenui, appunto, dei capri espiatori. In realtà Pinelli e Valpreda erano molto attivi sul campo politico con azioni concrete di sostegno ed organizzative a favore dei movimenti che si stavano opponendo alle due dittature europee dell’epoca, quella spagnola e quella greca. Valitutti ha però voluto attualizzare quell’evento e con esso le stragi, riportandole a quelle odierne dove i depistaggi non sono scomparsi e nemmeno la propaganda volta a creare lo stesso sentimento di insicurezza e di paura sebbene con strumenti comunicativi più raffinati e pervasivi.
In assenza di una polarizzazione USA-URSS o tra comunismo e capitalismo, il nemico attuale è l”’altro” da noi, è il diverso, l’immigrato, l’anticonformista libertario. Si è fatto quindi un logico parallelismo fra quella strage di Stato e le attuali stragi silenziose consumate lungo la rotta più tragica del mondo, quella mediterranea, sotto la quale giacciono decine di migliaia di corpi. Parliamo di persone che come i nostri nonni o i nostri fratelli che anche oggi, a centinaia di migliaia lasciano l’Italia, erano in fuga verso una speranza di vita migliore. Tutto ciò avviene, salvo poche eccezioni – ha spiegato Valitutti – sotto una sostanziale indifferenza frutto di un’azione diretta e normalizzatrice come quella attuata del decreto Minniti e quella più roboante di Salvini. La tecnica è sempre la stessa, la paura artificiosamente creata dal potere insieme al ”calmante” per attenuarla che convince una moltitudine di persone ”atomizzate”, lavoratori i quali, chi più chi meno, sono precari intenti ognuno nel proprio piccolo a conservare quel poco che nella vita sono riusciti a ritagliarsi”. ”Ciò che ha caratterizzato l’impresa di quella contro-inchiesta – ha poi sottolineato Barbieri – è stata invece la fitta rete di scambio di informazioni, di solidarietà, tra gruppi e sottogruppi non in lotta fra loro per avere una propria visibilità mediatica ma accomunati dalla lotta contro un nemico comune, chiaro e ben individuabile, lo Stato”. Anche perché questa strage di Stato, come ci ricorda Guido Salvini, un magistrato che seguito nell’arco di questi 50 anni una breve porzione dell’iter giudiziario, ha dei responsabili con nomi e cognomi precisi e ben noti e noi potremmo aggiungere che non furono delle schegge impazzite o alcune (poche) mele ”marce”.

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