La precarietà del lavoro

Un approfondimento (il link qui sotto) di Andrea Fumagalli (Università di Pavia) su Radio Onda Onda Rossa

La precarietà del lavoro è al giorno d’oggi talmente ben articolata, dissimulata e mistificata attraverso operazioni di facciata che ne svuotano la valenza negativa ma solo in termini comunicativi che è veramente difficile districarsi per riuscire a capire dove vuole arrivare il capitalismo neo-liberista attuale sul piano delle retribuzioni e della regolamentazione (o de-regolamentazione). Dal 2018, intanto, i contratti a termine di natura dipendente sono aumentati di circa 1 milione di unità arrivando a toccare i 3 milioni di persone. Si può partire da questo dato, quello più semplice, per capire come il ”lavoro a vita” e soprattutto il concetto di stabilità o anche di progettualità individuale o familiare siano ormai compromessi non solo da queste tappe forzate nel percorso lavorativo di chi inizia a lavorare in questi anni ma anche dall’inconsistenza del cosiddetto contratto ”a tutele crescenti” sul piano delle garanzie per i lavoratori. Questo concetto ha inoltre ancora di più reso il lavoro una sorta di concessione magnanima del ricco imprenditore, peraltro a livello globale sempre più assimilabile ad un fondo di investimento cui poco interessa se in ”basso” si producano microchip, patate o si risponda in un call-center. Accanto a questa forma elementare di percorso accidentato ma pur sempre con buone garanzie, quantomeno nel settore pubblico, in termini di previdenza, assenze per malattie, ferie retribuite ecc. ecc. c’è una selva di tipologie che sono ”a precarizzazione crescente”: si va dal lavoro fintamente (auto) imprenditoriale ”coatto” delle partite IVA, alle prestazioni occasionali, al contratto di apprendistato estensibile fino a 6 anni (a praticamente zero contributi versati), al lavoro a prestazione (o a chiamata) in cui si hanno addirittura due datori di lavoro, entrambi in grado di interrompere rapidamente il rapporto, al ”socio di cooperativa” che anche qui camuffa il lavoratore precario in veste di piccolo imprenditore vagamente ammantato di mutualismo democratico ottocentesco. In questo approfondimento andato in onda su Radio Onda Rossa, l’economista Andrea Fumagalli, dell’Università di Pavia, descrive questa trasfigurazione della realtà lavorativa attuata mediante una manipolazione dei dati sul lavoro che tentano di presentarci una situazione, tutto sommato, accettabile.

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