GUIDA ALLA LETTURA DEL DOCUMENTO SUL PROCESSO DI SMANTELLAMENTO DEL S.S.N.
(a cura di Loretta Mussi – Coordinamento Nazionale contro ogni forma di autonomia differenziata)
Con questa premessa s’introducono brevemente gli argomenti trattati nel documento ove si riflette sugli effetti della pandemia da Covid-19 in Italia. Prima di entrare nel merito della stessa si illustra la situazione di forte definanziamento cui è stata sottoposta la Sanità Pubblica italiana negli ultimi 10 anni, ma che risale agli anni ’90 per poi proseguire, pur con fasi alterne, fino ad oggi. Segue la presentazione della Legge 833/78 istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), approvata il 31 dicembre 1978 e frutto del primo governo di solidarietà nazionale tra Partito Comunista e Democrazia Cristiana, sebbene questo, alla data di approvazione, fosse giunto ad esaurimento dopo l’assassinio di Aldo Moro. Questa legge che si basava sui principi di solidarietà, uguaglianza ed equità ed intendeva promuovere la salute tramite l’unitarietà tra interventi preventivi, curativi, riabilitativi, viene via via tradita. Negli anni ’90 le USL e i grandi ospedali vengono trasformati in aziende (ASL e AO) e quindi il diritto alla salute sarà da quel momento non più assoluto ma subordinato ai vincoli di spesa. I servizi di assistenza sanitaria di base e di prevenzione, compresa la sanità animale, e la medicina del lavoro vengono via via ridimensionati quando non smantellati, mentre nel campo della specialistica ospedaliera si avvia la privatizzazione con aumento dei posti letto privati cui corrisponde la progressiva riduzione dei posti letto pubblici. Il processo di privatizzazione dalle sanità inizia in Lombardia ma poi avanza anche nelle altre regioni.
All’arrivo della pandemia, che, per ora e per fortuna, colpisce prevalentemente le regioni del Nord, l’Italia, che pure aveva avuto quasi un mese e mezzo di tempo per attrezzarsi, si fa trova impreparata sia a livello di governo centrale sia a livello regionale.
Il sistema di Sorveglianza, centrale e periferico, che ha il compito di monitorare l’insorgere e la diffusione delle malattie infettive non da l’allarme; non sono predisposti protocolli di intervento unici ed omogenei; i dispostivi di protezione individuale sono insufficienti e, all’inizio, non vi sono aziende che li producano.
Le ASL di Lombardia e Piemonte non reggono all’impatto perché i servizi territoriali sono sguarniti ed i pazienti infetti si riversano sugli ospedali, del tutto impreparati, infettando a loro volta il personale: medici di base, anestesisti, infermieri sono costretti ad affrontare l’epidemia a mani nude. Da qui la moria di operatori che si mantiene a lungo. La maglia nera è soprattutto della Lombardia, dove è ritardata la chiusura delle zone rosse e l’applicazione delle misure di distanziamento, non si assumono provvedimenti per distanziare i lavoratori, che vanno e vengono dalle fabbriche e dalle case diffondendo il contagio, finché tardivamente ed in modo parziale vengono chiuse, superando le resistenze degli industriali, ma molte resteranno aperte. La letalità registrata è la più alta del modo (sta per essere superata dagli USA), sebbene calcolata su una base parziale degli infetti, cioè inferiore alla realtà, altrimenti sarebbe più contenuta, comunque sempre alta. Le RSA vengono lasciate a se stesse e gli anziani muoiono a grappoli. Le altre tre, tra le regioni più colpite, Veneto, Emilia Romagna e Toscana si comportano meglio. Il documento termina con una serie di raccomandazioni per il breve termine, visto che una nuova ondata epidemica potrebbe verificarsi in autunno-inverno, e per, diciamo, la ricostruzione, per il rifinanziamento e la riorganizzazione della Sanità Pubblica. Si chiede anche di porre fine agli allevamenti intensivi che insieme alla gentrificazione sono e saranno causa di passaggio di virus potenzialmente pericolosi agli umani.
Il virus ha reso trasparenti e visibili a tutti i danni del liberismo e del regionalismo. Si è visto che cosa hanno prodotto de-finanziamento ed austerità, e si è visto come le regioni, proprio quelle che più fortemente rivendicano l’Autonomia Differenziata, da sole non sono in grado di reggere. Ha messo però anche in luce la pochezza dei governanti, in Europa e nel mondo, con l’eccezione del Sud-Est asiatico.
Si dice che mai più sarà come prima, ma la reazione dei Governi europei e non solo, fa sorgere molti dubbi che possa davvero essere così.
Per la stesura, mi sono avvalsa di dati della Fondazione Gimbe, dall’Annuario Statistico sanitario Italiano, dal sito del SIMI, per la sorveglianza delle malattie infettive, di notizie comunicate dal Forum Italiano per la salute, di informazioni trovate in alcune interviste rilasciate dal pediatra e virologo Ernesto Burgio.