Constatiamo come diverse iniziative, appelli, dichiarazioni, siano stati pubblicati in questo periodo e diverse assemblee si siano svolte, spesso con un’ottima partecipazione. Alcune prime iniziative sono state lanciate, tra le quali una giornata di mobilitazione il 25 giugno. Noi facciamo parte di questo movimento e vogliamo contribuire al suo sviluppo delineando alcuni punti fermi, imprescindibili, senza i quali non si può parlare di scuola.
- La scuola della Repubblica si svolge nelle aule, con docenti dello Stato, con programmi uguali per tutti; nessuna scuola della Repubblica è possibile “alternando” frequenza e modalità a distanza.
- La scuola non ha nulla a che vedere con l’associazionismo e l’animazione sociale. È il luogo delle relazioni umane in presenza, le uniche che, orientate alla cultura e all’istruzione, possono determinare conoscenza significativa. Nessun orario può essere ridotto, nessuna parte di orario può essere sostituita da attività gestite da enti esterni, terzo settore o altri privati.
- La scuola della Repubblica è aperta a tutti, ma non è un optional al quale “si può” accedere o meno: è un obbligo fino a 16 anni e persiste come obbligo successivamente per ottenere un diploma, che ha valore legale, e come tale configura uguaglianza sostanziale.
- La scuola della Repubblica deve tendere a rimuovere le diseguaglianze e quindi dev’essere uguale per tutti, dal nord al sud del Paese, dai quartieri più ricchi a quelli più poveri. Non esiste scuola della Repubblica con classi sovraffollate o con presenze “a gruppi”, alternate, frantumando le classi, luogo dove invece si realizzano le relazioni fondamentali. (SEGUE A PAG.3)