A Radio Ond’Urto il prof. Roberto Schiattarella
Scuola Resistente, con il professore Roberto Schiattarella, economista sempre molto critico verso le ricette economiche dell’ultim’ora, proposte in maniera semplicistica da alcuni opinion leader, torna ad affrontare alcuni dei grandi temi dell’analisi sociale ed economica e allo stesso tempo offre indicazioni utili ad insegnanti e studenti per analizzare in modo critico narrazione che oggi viene fatta dell’economia capitalistica in cui siamo immersi, partendo da Federico Caffé. Ascolta o Scarica
Che il modello economico capitalistico mostri ormai da decenni tutti i propri limiti non riuscendo più, nemmeno all’interno di una propria etica coerente che tutto sommato ha funzionato per parecchi decenni anche dopo il primo dopoguerra, a trovare e darsi dei valori che assicurino un benessere il più possibile diffuso, è sotto gli occhi di tutti. L’allontanamento dai valori che via a via si è andato a delineare fino ad arrivare alla situazione attuale, con concentrazioni di ricchezze indecenti, uno sfruttamento di risorse insostenibile pur essendo queste ultime per definizione scarse, ci ha portato al caos attuale e sull’orlo di un conflitto bellico. D’altro canto oggi siamo in una situazione peggiore rispetto ad un secolo e mezzo fa in cui questa esclusione dei valori poteva a suo modo costituire esso stesso un valore, molto coerente con quell’epoca storica: oggi è l’idea della crescita in sé, come crescita indefinita, a rappresentare un valore che però porta paradossalmente all’implosione del sistema stesso. Alcuni slogan attuali adottati dalla politica, o meglio dai alcuni franchising elettorali, sottolinea Schiattarella, sono degli ossimori o semplicemente delle sciocchezze, come la ”teoria” dello sgocciolamento o quella di uno sviluppo che può convivere anche con salari decrescenti.
Partendo dal alcuni temi affrontati in un suo recente lavoro, seguendo un percorso storico alla scoperta dell’evoluzione o dell’esclusione dei valori nell’economia, Schiattarella propone di tornare ad ispirarsi ai tempi ”d’oro” dei valori: l’economia, lungi dall’essere una scienza che possa farne a meno, come pretendeva sull’onda del positivismo J.S.Mill, non può, invece, evitare di affrontare e trovare soluzioni problema della distribuzione del potere nella società e della sua concentrazione come conseguenza inevitabile del mercato. Qui, secondo Keynes e Roosvelt deve entrare in gioco lo Stato, con le sue regole (come trasposizione dei valori) di politica economica in favore di tutti per contrastare la naturale tendenza imprenditoriale a non redistribuire e a sfruttare le risorse, anche naturali, al più basso costo possibile. e a concentrare su di sé livelli di potere crescenti. Occorrerebbe riscoprire quell’approccio che peraltro si inseriva a sua volta in una cambio di paradigma che dalla fisica quantistica portava all’interno delle teorie economiche la variabile dell’imprevedibilità e dell’incertezza caratteristiche opposte ad una scienza ”tecnica”, distaccata dalle situazioni sociali e politiche: qui ancora una volta si riscontravano invece concentrazioni di potere e di ricchezze: F.D.Roosvelt aveva intuito questi aspetti ma poco dopo fu la scuola di Chicago ad emergere molto più funzionale al neo-liberismo. Oggi abbiamo quindi il dovere di riscoprire gli autori classici che misero i valori al centro delle loro riflessioni teorico/economiche e che ispirarono i primi decenni dell’economia del benessere: per questo, come indicazione bibliografica utile anche per le scuole secondarie in quanto particolarmente agili e di lettura accessibile anche ai non addetti ai non addetti ai lavori, Schiattarella, propone di riscoprire gli scritti di Federico Caffé di cui fu allievo e poi collaboratore.