Pubblichiamo integralmente un’analisi dello studioso Maurizio Vezzosi sulla situazione in Palestina
L’offensiva scatenata dalle fazioni palestinesi contro Israele non è cominciata in un momento qualsiasi. Segnando un prima ed un dopo, è stata lanciata simbolicamente di sabato – giorno sacro della tradizione ebraica – a cinquant’anni esatti dall’inizio della guerra dello Yom Kippur: più concretamente, gli avvenimenti del Vicino Oriente si inseriscono nel contesto di trasformazione degli equilibri politici del nostro pianeta, e sotto questa lente occorre osservarli.
La rappresaglia dell’esercito ebraico contro obiettivi civili
Per gli Stati Uniti il deterioramento del dominio israeliano rappresenta un serio problema, sia rispetto al proprio già declinante ruolo nella regione, sia rispetto al proprio ruolo globale. Dopo aver assistito alla normalizzazione dei rapporti tra Iran ed Arabia Saudita promossa dalla Cina, gli Stati Uniti si trovano a fare i conti con una grave crisi militare – la più grave, probabilmente, dal 1982 – del proprio principale alleato nella regione. Le dichiarazioni da parte della presidenza turca e di quella russa – quest’ultima, particolarmente insistente – a proposito della necessità di uno stato palestinese danno la misura della situazione: una situazione che quasi certamente non tornerà allo status quo precedente l’attacco palestinese di sabato scorso. Il coinvolgimento di Hezbollah dai territori del Libano è ormai certo, così come quello delle forze palestinesi presenti in Cisgiordania. E per le forze israeliane il quadro potrebbe ulteriormente complicarsi, sia sotto il profilo strettamente militare che sul piano politico: quella di una guerra di proporzioni regionali è certamente una delle possibilità in cui l’attuale conflitto potrebbe evolvere.
La rappresaglia dell’esercito ebraico contro obiettivi civili
La rappresaglia dell’esercito ebraico contro obiettivi civili
Sotto il profilo tattico lo scenario attuale suggerisce che un cessate il fuoco tra le parti sia ben poco realistico: del resto, per le forze israeliane la presenza di un massiccio numero di combattenti palestinesi penetrati a decine di chilometri da Gaza rappresenta una minaccia insostenibile. Pur garantendo un esito disastroso sotto il profilo umanitario, il blocco degli approvvigionamenti ed il massiccio utilizzo dell’aviazione su Gaza potrebbero non garantire affatto alle forze israeliane di avere la meglio, così come potrebbe non garantirlo una possibile offensiva terrestre. Quest’ultima, in particolare, potrebbe impantanare le forze israeliane ed avere conseguenze nefaste sia sotto il profilo militare che politico. Sotto il profilo strategico il dato più significativo è il vantaggio che le compagini palestinesi possono trarre dall’attuale configurazione internazionale: realisticamente, il possibile indebolimento della compagine israeliana, e quindi statunitense, può far convergere l’interesse della maggior parte degli attori regionali ed extraregionali.
Nel frattempo il tema della controffensiva di Kiev è ormai scomparso dall’agenda dei media, e prima ancora dal campo di battaglia. Le principali cariche statunitensi ripetono ormai da settimane che il sostegno militare a Kiev è inevitabilmente destinato ad esaurirsi. Del resto, sostenere in modo determinante sotto il profilo militare sia Israele che l’Ucraina sarebbe un obiettivo decisamente ambizioso per Washington. Se a questo si sommano i guai a Taiwan ed in Africa lo stato di salute in cui trova il dominio statunitense sul mondo sembra versare in una condizione inquietante, soprattutto per chi lo vorrebbe immutabile ed eterno.
Maurizio Vezzosi, analista e reporter freelance. Collabora con RSI Televisione Svizzera, L’Espresso, Limes, l’Atlante geopolitico di Treccani, il centro studi Quadrante Futuro ed altre testate. Ha raccontato il conflitto ucraino dai territori insorti contro il governo di Kiev documentando la situazione sulla linea del fronte. Nel 2016 ha documentato le ripercussioni della crisi siriana sui fragili equilibri del Libano. Si occupa della radicalizzazione islamica nello spazio postsovietico, in particolare nel Caucaso settentrionale, in Uzbekistan e in Kirghizistan. Nel quadro della transizione politica che interessa la Bielorussia, nel 2021 ha seguito da Minsk i lavori dell’Assemblea Nazionale. Tra la primavera e l’estate del 2021 ha documentato il contesto armeno post-bellico, seguendo da Erevan gli sviluppi pre e post elettorali.Nel 2022, dopo aver seguito dalla Bielorussia il referendum costituzionale, le trattative russo-ucraine, e sul campo l’assedio di Mariupol, sta proseguendo a documentare la nuova fase del conflitto ucraino. È assegnista di ricerca presso l’Istituto di studi politici “S. Pio V”.
Condividendo appieno il contenuto di questa lettera aperta che trovate anche in questo LINKindirizzata al Presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi redatta dal Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera mi limito qui a pubblicarla integralmente:
Egregio Presidente del Consiglio dei Ministri, ogni persona senziente e pensante prova un’angoscia profonda e un indicibile orrore per la guerra e le stragi di cui e’ vittima la popolazione ucraina aggredita dal folle e criminale governo russo. L’umanita’ intera dovrebbe fare quanto e’ in suo potere per far cessare questa barbarie assassina, per salvare tutte le vite che e’ possibile salvare, per far tacere le armi e ripristinare la pace, il diritto, la civile convivenza. Ma mi sembra che talune decisioni del governo italiano da lei presieduto, invece di promuovere la pace e salvare le vite, contribuiscono ad alimentare la guerra scatenata dal folle e criminale governo russo. E mi sorprende, addolora ed angoscia che lei non se ne avveda. Dovrebbe essere evidente cio’ che occorre innanzitutto fare: far cessare al piu’ presto la guerra; cercare di salvare tutte le vite che e’ possibile salvare; promuovere negoziati di pace. E concretamente ed immediatamente: inviare ingenti, ingentissimi aiuti umanitari alla popolazione ucraina; soccorrere, accogliere, assistere tutte le persone in fuga dalla guerra (e dovremmo farlo anche con le persone in fuga dalle altre guerre, dalla fame, dai lager libici: invece di farle morire nel
Mediterraneo); adoperarsi per disarmare il conflitto (le armi sempre e solo servono a uccidere gli esseri umani, la guerra in quanto tale e’ un crimine contro l’umanita’, il piu’ grande dei crimini contro l’umanita’); promuovere nei luoghi del conflitto azioni di interposizione internazionale non armata e nonviolenta (sollecitando ovviamente anche l’intervento dell’Onu a tal fine); favorire il dialogo tra le parti in conflitto (giacche’ ogni guerra deve pur concludersi con un negoziato, e prima si negozia prima cessano le stragi), sostituendo le parole alle armi, le ragioni alla violenza, il ragionevole compromesso alle barbare uccisioni, facendo cessare il fuoco il prima possibile e facendo riscoprire a tutti i soggetti coinvolti la semplice verita’ che sono esseri umani quelli che vengono uccisi, e che uccidere degli esseri umani e’ il crimine piu’ mostruoso che degli esseri umani possano commettere. Il governo italiano si sta impegnando per queste iniziative di pace e di solidarieta’, di soccorso e di accoglienza, di azione diplomatica ed interposizione nonviolenta per salvare tutte le vite che e’ possibile salvare? Ahime’, piu’ no che si’. Quel poco di buono che sta facendo in materia di aiuto umanitario e’ di gran lunga sopraffatto da quel tanto di folle e scellerato che sta facendo in favore della prosecuzione e dell’estensione della guerra, e quindi per ineludibile conseguenza in favore della prosecuzione e dell’estensione delle stragi, favoreggiando di fatto la criminale follia del governo russo. E valga il vero. * Egregio Presidente del Consiglio dei Ministri,
l’irragionevole e sciagurata decisione delle cosiddette “sanzioni” non solo non ha fermato la guerra, non solo non ha inceppato la macchina delle stragi, non solo non ha dissuaso il governo russo dal perseverare nella sua furia onnicida, ma ha invece imposto nuove sofferenze e ulteriore poverta’ alle classi popolari, alle persone e alle famiglie gia’ piu’ sfruttate, rapinate, emarginate ed oppresse del nostro stesso paese. E non solo: l’annunciata decisione di tornare alle centrali a carbone e addirittura alle centrali nucleari (decisione che il governo pretenderebbe di imporre come esito necessitato delle predette “sanzioni”), danneggia gravemente ed irreversibilmente l’umanita’ intera e l’intero mondo vivente. Sembra che il governo non si renda conto della sofferenza e della poverta’ di milioni e milioni di italiane ed italiani che queste decisioni stanno precipitando in ulteriori sofferenze, ulteriore impoverimento, ulteriore paura, umiliazione ed angoscia. Sembra che il governo non si renda conto della sofferenza e della poverta’ di miliardi di esseri umani che sono gia’ oggi vittime della crisi climatica, delle devastazioni ambientali e della fame (oltre che delle guerre e dei regimi antidemocratici e fin terroristi che si servono anche di armi italiane per esercitare la loro disumana violenza sulle popolazioni inermi).
La folle e criminale decisione di inviare armi in Ucraina, in flagrante violazione dell’articolo 11 della nostra Costituzione, fa entrare l’Italia sia de jure che de facto nella guerra in corso, cosi’ accrescendola ed estendendola, cosi’ contribuendo a nuove uccisioni e nuove devastazioni, cosi’ cooperando a provocare nuove stragi , nuovi orrori e nuove indicibili sofferenze alla popolazione ucraina gia’ cosi’ crudelmente martoriata. Sembra che il governo non si renda conto delle concrete conseguenze di tale decisione. Tale decisione non solo fa aumentare le violenze e le uccisioni in Ucraina, ma contribuisce a provocare un allargamento della guerra con il conseguente pericolo di una guerra nucleare che puo’ distruggere l’intera umanita’. Nessuno ha il diritto di mettere in pericolo l’esistenza dell’intera umanita’. Occorre fermare la guerra scatenata dalla criminale follia del governo russo, non favoreggiarla e farla crescere fino ad esiti apocalittici. Peraltro il fatto che l’Italia dopo anni ed anni non abbia ancora ratificato il trattato dell’Onu per la proibizione delle armi nucleari, e’ tragicamente sintomatico della perdurante, assurda cecita’ del governo e del parlamento del nostro paese.
Ed e’ grottesca e insensata la decisione di espellere alcuni diplomatici russi dal nostro paese, mentre invece occorrerebbe valorizzare il piu’ possibile tutti i canali diplomatici per arrivare il prima possibile al negoziato che solo puo’ porre termine alla guerra e alle stragi. Sembra che il governo non si renda minimamente conto di quali siano le uniche vere vie praticabili e le uniche vere azioni virtuose necessarie per porre fine alla guerra e alle stragi di cui essa consiste.
Nulla aggiungo sull’insensatezza del riarmo; sulla delittuosita’ dell’aumento delle spese militari quando invece il nostro paese ha estremo bisogno di incrementare le spese sociali; sull’abissale stoltezza di scelte energetiche che contribuiscono all’avvelenamento e alla desertificazione della biosfera.
E nulla aggiungo sul triste e tristo fatto che l’Italia non si e’ minimamente dissociata dalle decisioni scellerate degli Stati Uniti d’America che mirano a devastare ed impoverire l’intera Europa per meglio asservirla, della Nato terrorista e stragista che degli Usa e’ braccio armato, dei vertici razzisti e bellicisti dell’Unione Europea; decisioni che contribuiscono a far massacrare la popolazione ucraina, che contribuiscono a trascinare l’umanita’ in una esiziale guerra mondiale, che impoveriscono e ancor piu’ opprimono tutti i popoli europei, che accelerano la catastrofe ambientale.
Aggiungo invece che non so se lei abbia mai avuto occasione di averne notizia, ma nella legislazione del nostro paese gia’ da molti anni e’ entrata – anche se purtroppo finora senza le necessarie e urgenti realizzazioni pratiche – la “difesa civile non armata e nonviolenta”. E’ questa l’alternativa alla guerra, e’ questa la risorsa che puo’ salvare l’umanita’ dalla catastrofe: cosi’ come occorre un’immediata conversione ecologica dell’economia, occorre un’immediata conversione nonviolenta della politica della difesa e della sicurezza comune. Occorre sostenere la resistenza nonviolenta della popolazione ucraina all’invasione, alla guerra, alle stragi. Occorre sostenere l’opposizione nonviolenta della popolazione russa alla guerra e al regime. Occorre sostituire alla “difesa armata” che non difende ma uccide, la difesa popolare nonviolenta che salva le vite e riconosce e rispetta ed invera i diritti umani di tutti gli esseri umani. La nonviolenza – scrisse Aldo Capitini – e’ il varco attuale della storia. * Egregio Presidente del Consiglio dei Ministri, lei ha piu’ volte dichiarato di volersi impegnare per la pace. Parole benedette. Ma purtroppo cio’ che sta facendo il suo governo e’ l’esatto contrario di cio’ che occorre fare: il suo governo sta operando per la guerra, per la prosecuzione ed estensione delle stragi. Lei ha ripetutamente espresso il suo orrore per le stragi e il vivo desiderio che cessino al piu’ presto. Parole benedette. Ma purtroppo cio’ che sta facendo il suo governo e’ l’esatto contrario di cio’ che occorre fare: il suo governo sta operando per la guerra, per la prosecuzione ed estensione delle stragi. Lei ha piu’ volte chiesto che tacciano le armi e si avviino negoziati di pace. parole benedette. Ma purtroppo cio’ che sta facendo il suo governo e’ l’esatto contrario di cio’ che occorre fare: il suo governo sta operando per la guerra, per la prosecuzione ed estensione delle stragi. * Egregio Presidente del Consiglio dei Ministri, credo che anche lei converra’ che non e’ possibile opporsi al male aggiungendo altro male, che non e’ possibile opporsi alla violenza aggiungendo ulteriore violenza, che non e’ possibile opporsi alle stragi provocando altre stragi. Credo che anche lei sia consapevole del fatto che la popolazione ucraina ha estremo bisogno di aiuti umanitari che salvino le vite, non di ulteriori armi che provocano sempre e solo ulteriori stragi ed ulteriori devastazioni. Tutti i retori esaltatori della guerra, tutti i governanti che armano la guerra, occultano la tragica realta’: la tragica realta’ e’ che ogni nuovo giorno di guerra altri esseri umani vengono massacrati in Ucraina. La tragica realta’ e’ che chi non si adopera per la pace e’ complice dei massacri. La tragica realta’ e’ che i governanti ben protetti si esibiscono in pose gladiatorie e in discorsi roboanti dinanzi alle telecamere nei loro eleganti salotti, e la popolazione ucraina inerme muore sotto le bombe. Tutti i retori esaltatori della guerra, tutti i governanti che armano la guerra, cooperano all’uccisione di esseri umani inermi e innocenti, contribuiscono alla prosecuzione del massacro del popolo ucraino vittima della criminale follia del governo russo, trascinano l’umanita’ verso l’abisso. * Egregio Presidente del Consiglio dei Ministri, La prego con tutto il cuore di voler riconsiderare quanto il suo governo ha fatto e sta facendo, e di revocare al piu’ presto le decisioni piu’ sciagurate. Mi permetta di ripeterlo una volta di piu’: dobbiamo far cessare immediatamente il massacro del popolo ucraino; dobbiamo far cessare immediatamente la guerra onnicida; ogni vittima ha il volto di Abele; salvare le vite e’ il primo dovere. * Augurandole ogni bene, voglia credermi il suo fraterno, sincero ed angosciato amico Peppe Sini, responsabile del “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo Viterbo, 10 aprile 2022
Mittente: “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt@gmail.com
Il “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo e’ una struttura nonviolenta attiva dagli anni ’70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E’ la struttura nonviolenta che oltre trent’anni fa ha coordinato per l’Italia la piu’ ampia campagna di solidarieta’ con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano “La nonviolenza e’ in cammino”. Da alcuni mesi e’ particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l’illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell’intero mondo vivente, da 46 anni prigioniero innocente.