Sardine, pesce povero ?

Non si possono esprimere giudizi affrettati, soprattutto nelle scienze sociali nell’era dei social network. Detto questo mi limito a riferire ciò che si è visto in piazza San Giovanni a Roma il 14 dicembre 2019 in occasione di quello che si preannunciava come il maggior raduno di Sardine dopo la puntata iniziale di Bologna poco più di un mese prima. Partecipazione: intorno ai 35-40 mila anche perché un quinto della piazza era presidiata dall’esercito che tutelava il flusso turistico alla Basilica e le strade adiacenti non hanno visto i fiumi di gente che conobbi nella protesta del 2011. Età media: intorno ai 50 anni. Tipologie di gruppi: famiglie con figli, molti gruppi di persone tra i 45-50 fino ai 60-70. Modalità di protesta: sardine di cartone con varie scritte creative, uno striscione, un palco poco amplificato con scaletta di interventi decisa in modo non proprio trasparente e certamente ”mirata” vista la fatica a parlare che hanno sperimentato le Sardine nere venute appositamente da Napoli. Contenuti politici: pochi e poche proposte concrete. Quindi l’appuntamento di piazza San Giovanni, a parte il buon numero di persone che si sono attivate grazie ad un’opera di coinvolgimento dai contenuti molto moderati attraverso i social media di cui il portavoce Matteo Santori è un abile conoscitore si è sostanzialmente limitato ad una ”conta” generale dei corpi in piazza e ad un messaggio estetizzante: ”basta odio nel linguaggio”, ”basta comunicare attraverso i social media (rivolto ai politici con cariche istituzionali)”, ”basta alzare barricate contro i deboli”, ecc. ecc. altre caratteristiche percepite e registrate in piazza: nessun tipo di schieramento partitico ma solamente una chiara appartenenza ad una ”sinistra”, certamente non conflittualista, molto poco rivoluzionaria o sovversiva dello status-quo. La conclusione è quindi che la protesta al momento attuale è più che altro rivolta alle modalità comunicative della politica perché quella stessa sinistra cui si fa riferimento al suono di ”bella ciao” è la stessa che produsse l’autentico e originale decreto sicurezza detto anche ”Minniti” tanto che il secondo è stato nominato sobriamente decreto sicurezza ”bis”… si dimentica che quella sinistra progressista è la stessa che con l’aiuto degli immancabili servizi ha elargito denaro, appoggio logistico e formazione professionale ai trafficanti di esseri umani in cambio di un blocco delle partenze dai loro lager in Libia (la trattativa dell’estate del 2017 denunciata da Nello Scavo sulle pagine di Avvenire), la stessa che rese visita ufficiale in Arabia Saudita e agevola i contratti di acquisto di armi usate poi nello Yemen, la stessa che tace sull’operato di un dittatore sanguinario quale Erdogan in Turchia che in cambio di 6 miliardi blocca le frontiere ai flussi migratori da est, la stessa che ha massacrato la scuola con la cosiddetta ”buona scuola” o dato il colpo di grazia allo statuto dei lavoratori con il ”job’s act”, ecc. ecc. Potremmo tornare indietro di qualche anno e ricordare il primo atto di guerra e quindi anticostituzionale contro la Serbia nel 1999, oppure le varie leggi per l’ulteriore precarizzazione del lavoro a partire dal Co.Co.Co.. Si potrebbe tornare indietro e in tema di immigrazione ricordare la legge Turco-Napolitano, oppure la mancata approvazione dell’unica modalità di inclusione effettiva cioè lo ius soli; ma per sentire dal vivo gli ”umori” della piazza messi sotto pressione da alcune domande volutamente provocatorie ecco qui 8 interviste per Radio Onda d’Urto che confermano, l’ipotesi di una tiepida o assente rimessa in discussione dei valori neo-liberisti del capitalismo finanziario attuale e di una istanza molto ”estetizzante” della comunicazione politica e del ”fare” politica.

Ulteriori commenti nell’articolo apparso ne la ”Bottega del Barbieri

INTERVISTA 1
INTERVISTA 2
INTERVISTA 3
INTERVISTA 4
INTERVISTA 5
INTERVISTA 6
INTERVISTA 7
INTERVISTA 8