Universo Scuola

Questa pagina presenta documenti, link utili (vai in fondo alla pagina) sul mondo della scuola visto, in una prospettiva sociologica, come istituzione e organizzazione sociale-chiave inserita nel cruciale tema della mobilità sociale: una mobilità sociale che è “rimasta al palo” da alcuni decenni e che negli ultimi anni, complici le nuove forme di povertà assolute e relative, di precarizzazione del lavoro e di sottoccupazione, sta lentamente ma drammaticamente invertendo la sua rotta. La prospettiva culturale, ispirata da Ivan Illich, uno dei più importanti e prolifici sociologi contemporanei, individua nel sistema scolastico delle società contemporanee, liberali-liberiste, capitalistiche e soprattutto individualistiche, il principale sistema autoritario per cristallizzare le diseguaglianze sociali: Illich  propone quindi in modo provocatorio una società de-scolarizzata. Vista l’emergenza culturale attuale in cui la scuola, ultimo baluardo della pluri-culturalità e dell’elaborazione (forse) di un pensiero critico e su casi specifici anche antagonista, nasce SCUOLA RESISTENTE spazio di approfondimento su Radio Onda d’Urto, in cui si danno spunti di riflessione critica e suggerimenti per una didattica che affronti i temi oggi divenuti artificiosamente ”scottanti”  perché strumentalizzati da una campagna elettorale perenne che fa leva sulle paure ataviche e il deficit di sicurezza (prima di tutto del futuro e del lavoro). Per cui si parla di ”differenze di genere”, modelli di famiglia alternativi a quella cosiddetta ”naturale” (maschio+femmina=accoppiamento per la prole, ovviamente meglio se bianca-ariana e non meticciata), economia delle disuguaglianze e mobilità sociale negata, ecc. ecc.: tutti temi che si spera vengano affrontati in aula dai docenti, in chiave libertaria, anti-sessista, anti-fascista e multiculturale, ogni qualvolta il tema del programma li porti in modo naturale su tematiche di attualità.
Con l’alibi del “merito”, della presunta necessità di tale o tal altra competenza, spesso frutto di stereotipate necessità industriali, i sistemi educativi stanno introducendo le peggiori forme standardizzate di percorsi educativi lontani anni luce dagli obiettivi di formazione alla solidarietà, allo spirito di gruppo e volontà di inclusione cui dovrebbe forma la scuola. Il merito, le capacità, frutto unicamente di predisposizioni individuali casuali unite all’ambiente culturale e familiare di riferimento, vengono invece attribuite ad una presunta “buona” o “cattiva” volontà di apprendere o di farsi largo nella società e nel mondo del lavoro. In questo senso, l’apparente passo in avanti nel riconoscere  difficoltà prima forse sottovalutate e non palesate ufficialmente e codificate, come ad esempio la dislessia, disgrafia, discalculìa, o l’ADHD in realtà non sono altro che l’anticamera di percorsi ghettizzanti del bimbo-ragazzo “non conforme” o non standard (“normale”) che a partire dalle elementari rischiano di portare verso una psichiatrizzazione e medicalizzazione della “diversità” o non-conformità. Andrebbe, invece, ribaltata l’ottica e presupporre che vi sia oggi la necessità di una didattica “dispensativa” e “compensativa”  per tutti e dall’altro lato un dovere di valorizzazione di quella percentuale residuale quantificabile, per esperienza personale in un 10/20% per classe, di percorsi individualizzati destinati a bimbi-ragazzi che per varie ragioni rispondono a quei parametri di cosiddetta “normalità” o in eccesso di doti fuori dal comune. La medicalizzazione del DSA impigrisce l’allievo, diventa un alibi per il docente, rassicura i genitori e l’allievo ma diventa un ghetto ed un etichettamento se non un percorso a volte “furbesco”: al di là del disagio grave e conclamato, sebbene sui sistemi di diagnosi la scienza ammetta in più di un occasione i propri limiti e dubbi, il numero dei casi border-line è talmente elevato, soprattutto negli ambienti socio-culturali svantaggiati che una riflessione su questi temi è d’obbligo: l’alternativa per il docente, è quella di diventare un mero esecutore di PDP (Piani didattici personalizzati per i BES, ovvero i bisogni educativi speciali, o DSA ovvero disturbi specifici dell’apprendimento ) un somministratore di QUIZ (Invalsi) standardizzati e imposti dall’esterno, ovvero dall’establishment socio-economico dominante e da ultimo, dunque, una semplice ruota di un ingranaggio che scientificamente vuole raggiungere il blocco totale della mobilità sociale o meglio la sua regressione ed un complice della cultura giustificazionista dell’attuale “lotta contro i poveri” (vedi precarizzazione, scelta senza scampo di lavori sottopagati o gratuiti in completa contraddizione con i percorsi formativi scelti e le aspirazioni individuali,  privatizzazioni ovvero beni privati contro beni comuni, ecc. ecc.). Nel 1968-69 un tappo analogo saltò e dette luogo all’università per tutti, alla legge sul divorzio e sull’aborto, alla legge Basaglia e alle conquiste dello Statuto dei Lavoratori; d’altro canto l’apparato repressivo di allora, pur non avendo una pervasività come quella attuale attraverso un sistema mass-mediatico potente e quasi del tutto asservito ai poteri forti, riuscì a produrre, impunito, i fatti di P.zza Fontana, all’Italicus o a p.zza Della Loggia o ancora alle stragi sui treni o alle numerose Giorgiana Masi. Oggi il tappo è analogo se non più grave;  parallelamente, però, si sta compiendo la più grande operazione di polverizzazione della società che le classi dominanti siano riuscite ad attuare, complici di un sistema produttivo ormai quasi del tutto finanziarizzato il cui potere è impalpabile e apparentemente irraggiungibile (fondi di investimento, fondi pensione, società finanziarie offshore, ecc.). La libertà d’informazione e di converso la capacità di mobilitazione si sono paradossalmente ridotte e la “piazza” è diventata in gran parte virtuale (Facebook e i social-media). I fatti del G8 di Genova nel 2001 con le accuse di devastazione o di vandalismo prodotte a tavolino dai vertici della Pubblica Sicurezza e attuate da dirigenti oggi promossi nei posti apicali del potere (ad es. De Gennaro presidente di Leonardo-Finmeccanica, Caldarozzi n.2 della DIA, ecc. ecc. ) sono stati una prima avvisaglia di un potere che si sta allenando alla repressione delle lotte attuali e future di chi sta iniziando a “bussare alla porta” come nel 1968-69. Sul piano organizzativo il sistema è pronto, sul piano culturale, il perenne stato pre-elettorale italiano ed europeo degli ultimi anni sta aiutando l’operazione di accettazione passiva dello status quo  e di creazione del/dei capro/i espiatorio/i: i migranti, i ROM, i diversi … i fannulloni e, appunto, gli studenti “non-conformi” ovvero ex-fannulloni oggi medicalizzati e ufficializzati. Il massimo meccanismo culturale, autoritario e repressivo, ovvero la scuola, si sta attrezzando anch’essa in modo funzionale al sistema di potere, attraverso i decreti che col contagocce metto in pratica la legge della cosiddetta “buona Scuola”:

  • tagli costanti agli investimenti in risorse umane e materiali
  • classi “pollaio”
  • alternanza scuola-lavoro ovvero allenamento al lavoro gratuito o che non c’è o non ci sarà, fin dalle classi terze delle secondarie superiori;
  • potere sempre più forte ai presidi coadiuvati dal loro “cerchio magico” che distribuiranno premi e classifiche ai docenti “bravi” e soprattutto conformi
  • polverizzazione dei canali di accesso all’insegnamento
  • medicalizzazione e psichiatrizzazione della non-conformità degli studenti
  • standardizzazione della valutazione, (Invalsi) calata dall’alto e imposta come metodo sostitutivo e fondamentale al di là dell’intervento del docente in base alla logica del quiz e a parametri studiati a tavolino da altri e validi da Bolzano a Siracusa
  • creazione di fatto di canali di serie A, di serie B e di serie C nel sistema scolastico e dei docenti che col loro portfolio più o meno ricco dovranno accettare cattedre nelle sedi disagiate e di periferia
  • ecc. ecc.

La domanda, alla fine di questa limitata riflessione, è: 

“Può uno stipendio (quasi) fisso, alla fine del mese, giustificare la rassegnazione di gran parte del corpo docente italiano, nell’accettare di essere un mero esecutore all’interno di un meccanismo che riproduce ed aggrava le diseguaglianze sociali e divulga uno stile accondiscendente nei confronti di un sistema repressivo che soffoca ogni dissenso politico e sociale ?”

MATERIALI UTILI

SCUOLA RESISTENTE: introduzione

Scuola resistente” è uno spazio radiofonico, in onda tutti i sabati pomeriggio (e poi in PODCAST) sulle frequenze di RADIO ONDA D’URTO che insieme a RADIO ONDA ROSSA  rappresentano tra le ultime realtà italiane via etere di autentica contro-informazione ovvero un’informazione anticapitalistica, anti-neoliberista e anti-mainstream per eccellenza. Autoritarismo, nuove forme di repressione, verticalizzazione delle posizioni di rendita dominanti e conseguente arricchimento di una fascia di popolazione che sta facendo rapina di un benessere diffuso, di risorse naturali e che induce a sempre nuove paure per giustificare un potere sempre più repressivo e pervasivo. Scuola resistente vuole essere uno spazio dedicato al mondo della scuola, dell’educazione e della formazione sotto attacco culturale…incrociato di tutte quelle forme di conformismo autoritario pervase di mitologie e mistificazioni che ruotano intorno a parole-chiave quali MERITOCRAZIA, COMPETENZE, CREDITI/DEBITI FORMATIVI, ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO, ECC. ECC. E NATURALMENTE LE ”EVERGREEN” DIO-PATRIA-FAMIGLIA naturalmente quella formata da papà ”maschio”, mamma ”femmina” che si accoppiano per riprodurre l’italica stirpe. Questa si è sempre distinta geneticamente per essere quella più creativa di tutte le altre al mondo, più capace di espressioni artistiche sia in termini quantitativi che qualitativi almeno fintanto che l’odiato meticciamento ingenerato dall’afflusso clandestino di razze dalla pelle nera o altre di rango inferiore non ne hanno messo a rischio i sublimi traguardi raggiunti con tanta fatica e ingegno. Scuola resistente vuole destrutturare questo patriottismo straccione nonché un rinnovato machismo oggi in prima linea nella distruzione dei diritti fondamentali della donna come quello di divorziare senza sottostare a ricatti e violenze di mariti violenti o quello di portare o meno a termine un gravidanza indesiderata. Questo vuole rappresentare anche un dibattito con tutti i suoi dubbi ed interrogativi sul ruolo della scuola o meglio del suo non-ruolo nel combattere le disuguaglianze sociale ma anzi nel congelarle al fine di offrire percorsi formativi adatti più che a cittadini liberi e critici verso il potere a lavoratori precari sotto ricatto perenne, privi di creatività se non quella strettamente funzionale alla produzione capitalistico-finanziaria. Invalsi, alternanza scuola-lavoro, crediti e debiti formativi, competenze, griglie di valutazione e nuovo esame di maturità: questi sono solo alcuni dei temi trattati in chiave critica e destrutturante. Da qui si vuole partire per affrontare in chiave pedagogico-metodologica anche molti altri temi ”caldi” quali le migrazioni, il potere, il linguaggio economicistico che snatura lo spirito educativo della scuola, la parità di genere e le discriminazioni. La cosiddetta buona scuola di Renzi & Co., così come gli accordi criminali col governo libico si pongono coerentemente lungo tutta questa riflessione. Lo scenario che fa da sfondo è quindi quello di una scuola intesa come paradigma e specchio riflesso di un modello culturale che è arrivato all’atto finale di un individualismo spinto, ormai solipsistico. Questo nasce dalla versione consumistica e radical-chic post-sessantottina delle istanze libertarie post-boom industriale e dai primi germi di sovranismo e anti-globalismo di circa 10 anni dopo. Dopo la pausa nazional-popolare allietata dalle ragazze coccodè del ”Drive-in” in cui si sono poste le premesse per un sistema partitocratico anch’esso individualistico fondato sul marketing politico si arriva al recente ripiegamento su sé stessi. Il tutto sfocia in una politica giovanilistica ”rottamatrice” e sedicente meritocratica e nell’attuale giustizialismo populista e revanchista nonché razzista e intollerante. I temi finanziari ed economici, l’utilitarismo nella cultura, la formazione per competenze e l’asservimento al potere capitalistico finanziario di scuola e formazione nascono da questa evoluzione o involuzione che ricorda alcuni tratti dell’antica Atene al tempo dei sofisti.

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Scuola Resistente #14

Nell’era della fine del posto fisso, dei precari dovrebbero motivare altri precari a trovare lavoro automotivandosi: un lavoro di livello intellettuale superiore e ”chiave” soprattutto in una società dove la dignità della persona è legata al 100% allo svolgimento di una qualche attività lavorativa, viene affidato a professionisti ”a termone
Stefano Bertoldi presente a Roma per una vertenza organizzata dai dipendenti dell’Anpal, la società controllata dell’Agenzia nazionale delle politiche attive e che fa capo al ministero del lavoro, sono tornati a scioperare davanti al ministero dello Sviluppo economico. Dopo che 19 lavoratori a termine sono già stati lasciati a casa e altri cinque “scadranno” a fine giugno. «Nella completa indifferenza del governo e dei vertici societari, si sta consumando un’emorragia di lavoratori», dicono i sindacati. Il tutto mentre Anpal è alle prese con il concorsone per assumere i 3mila navigator del reddito di cittadinanza alla Fiera di Roma, tra il 18 e il 20 giugno prossimi. Ascolta o Scarica.